Oggi parliamo di: HATERS.
E’ sempre più frequente sulle varie piattaforme digitali la presenza di persone che commentano in maniera
aggressiva e negativa i contenuti pubblicati da determinate categorie di persone.
A inizio anni 2000, John Suler, inventore della cyberpsicologia, individuò i cinque punti scientifici che
spiegano le motivazioni per cui le persone sarebbero portate ad insultare maggiormente sulle piattaforme
digitali:
• Anonimità dissociativa: le persone, nel mondo online, possono con facilita assumere tratti di fantasia,
nascondendo la propria identità reale. In questo modo si sentirebbero più disinibite, percependo il digitale
come una finzione, al contrario della vita reale.
• Asincronia: nel digitale, la comunicazione è asincrona, al contrario della comunicazione viso a viso.
Ad esempio, atti di bullismo o body shaming dal vivo hanno un impatto improvviso e immediato. Questo
non può avvenire online, dove ad un commento è possibile rispondere anche dopo giorni.
• Immaginazione dissociativa: secondo Suler, l’utente reale che offende potrebbe, consciamente o
inconsciamente, dissociarsi dal suo alter-ego hater digitale e questo comporterebbe una percezione
inferiore di responsabilità.
• Minimizzazione del potere delle autorità competenti: gli hater, sarebbero portati a sottovalutare l’insulto e
la critica “distruttiva”, minimizzandone il potenziale impatto sulla vittima e la gravità legale poiché in rete
non è possibile percepire in maniera chiara sia la figura delle autorità che le leggi che vigono al loro
interno.
• Differenze individuali e predisposizione: è bene ricordare che le differenze individuali giocano sempre
un ruolo fondamentale.